Mohammad Ariyaei è un pittore autodidatta che ha affinato nel tempo il suo rifiuto per la disciplina, intesa come ciò che guida l’artista a conformarsi al gusto della maggioranza. Ariyaei dipinge ogni centimetro del supporto che ha davanti e raramente lascia spazi vuoti, segno che dipinge per se stesso e non per gli altri. Crea le sue figure, inscrivendo le allusive e illuminanti poesie di Saadi e Hafez nei loro corpi, trasformandoli nel nostro pubblico che ci giudica con un sorriso misterioso. Ci fa riscoprire noi stessi in modo nuovo attraverso le linee e i colori, disegnandoli come se fossero vitali come organi del nostro corpo, come il cuore. Difficilmente possiamo interpretare le sue figure come etniche. Chiedono di essere scoperte o rivelate. Consapevolmente o no, Ariyaei coinvolge lo spettatore in un nuovo incontro con la ricorrente esistenza dell’altro. I suoi lavori sono come una finestra in un mondo parallelo, dove le persone si trovano in posizioni opposte da cui a vicenda si osservano e analizzano dal punto di vista dei loro principi e delle loro credenze. L’artista è cresciuto con la nonna, la quale era un’esorcista, elemento che può aiutarci a comprendere meglio la sua arte.